Ieri pomeriggio, dopo aver assistito alla cerimonia presso il Matatabisha, con i miei colleghi ed amici di mikoshi abbiamo incontrato, strada facendo, un santuario dall’aspetto molto antico: il Takenobu Inari Jinja. Questo santuario è conosciuto anche perché la sua storia si è intrecciata con quella di Sakamoto Ryoma e di sua moglie Ryo.
Siamo andati a visitarlo ed abbiamo scoperto che è stato fondato nell’859. Al suo interno si trova un albero di ben oltre 850 anni (specie: Celtis sinensis, “Bagolaro della Cina”, “Enoki” in giapponese). Di aspetto imponente, è circondato da una corda di canapa e di paglia di riso, detta “shimenawa”. Lì accanto si può ammirare una particolare scultura: un drago scolpito su un grande ramo. Nel 2013 un ramo dell’albero si è spezzato e un artista ha inciso in esso la figuro di un drago.
Il simbolo del drago è stato scelto per ricordare la connessione tra il santuario e le vicende di Sakamoto Ryoma (nel suo nome è incluso proprio il kanji che significa “drago”). Cercando su internet ho trovato una storia in cui Ryoma lasciava inciso sull’albero il suo nome per far sapere alla moglie di essere ancora vivo.
Mi sono ripromesso di tornarci con calma per visitarlo approfonditamente. Prima di andare via, ho scattato alcune fotografie dell’albero e del drago ligneo.
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